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Umani e Labrador, il gene in comune ha dell’incredibile: la scoperta

La nuova scoperta su umani e Labrador ha veramente dell’incredibile: c’è una predisposizione che unisce persone e questa particolare razza canina.

Il legame fra esseri umani e cani è ben noto a tutti e, non a caso, questi animali vengono definiti gli “amici a quattro zampe dell’uomo”. Eppure, nonostante in tanti condividano le giornate con un cane, oppure comunque ne incontriamo costantemente diversi esemplari nelle nostre città, in pochi sanno della nuova sensazionale scoperta scientifica che collega ancora di più persone e cani.

Una nuova ricerca – lagazzettanissena.it

Stando ad una nuova ricerca effettuata da un gruppo di scienziati inglesi, infatti, ci sarebbe un gene comune sia agli uomini che ai cani, in particolar modo agli esemplari di razza Labrador. La ricerca è stata effettuata su 241 esemplari di Labrador retriever adulti da compagnia, per mappare le varianti genetiche associate all’adiposità canina.

In questo senso, quindi, si è potuto instituire un parallelismo in merito alla predisposizione genetica all’obesità e anche identificare un particolare gene, secondo lo studio fra i principali responsabilità dell’obesità di questa razza canina e ritrovato anche in pazienti umani.

La ricerca sui Labrador: il gene in comune che unisce cani e umani

Come ripotato dal Corriere, prima di questa ricerca (pubblicata sulla rivista accademica Scienze) questo gene, DENND1B, era conosciuto, ma non era collegato all’obesità.  Secondo gli studi, il gene DENND1B agisce attivando la predisposizione all’aumento di peso, modificando il sistema che regola la sensazione di fame e anche la quantità di energia che bruciamo.

Il gene comune che predispone all’obesità – lagazzettanissena.it

Oltre a questo, la ricerca ha anche mostrato come  esercizio fisico e un controllo della dieta sia influente nel prevenire l’obesità in cani a rischio; eppure, i risultati hanno dimostrato che proprietari e cani che hanno questa predisposizione genetica  hanno più difficoltà nel contrastare l’aumento di peso.

“Se si ha un alto rischio genetico di obesità, si è inclini ad aumentare di peso a meno che non ci si impegni molto per non farlo. E chi ha un basso rischio genetico non deve sforzarsi così tanto” ha spiegato la dottoressa Eleanor Raffan del dipartimento di Fisiologia, sviluppo e neuroscienze dell’Università di Cambridge. La ricerca, senza dubbio, contribuisce all’aumento delle conoscenze in materia, anche risultando magari utile nel futuro per lo sviluppo di nuove cure per combattere l’obesità.

Manuel

Romano classe ’96 scrittore e poeta, laureato in Filologia Moderna e aspirante ricercatore universitario; redattore da diverso tempo, oltre all’amore per la lettura spicca la passione per l’arte in generale, i film, i fumetti, le serie tv e lo sport.

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